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Visualizzazione dei post da aprile, 2021

LA TERZA MOIRA (FANTASY)

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«Notte poi partorì l'odioso Moros e Ker nera e Thanatos, generò il Sonno, generò la stirpe dei Sogni;e le Esperidi che, al di là dell'inclito Oceano, dei pomi aurei e belli hanno cura e degli alberi che il frutto ne portano;e le Moire e le Kere generò spietate nel dar le pene:Cloto e Lachesi e Atropo, che ai mortali quando son nati danno da avere il bene e il male,che di uomini e dei i delitti perseguono;né mai le dee cessano dalla terribile ira prima d'aver inflitto terribile pena,a chiunque abbia peccato.» (Esiodo, "Teogonia", vv. 211-222) 2 Febbraio Correva, correva a più non posso. Saliva le scale due gradini alla volta, con il rischio di spezzarsi l'osso del collo, veloce quasi quanto Filippide. Arrivata al terzo piano, il suo sguardo cadde su un carrello sospeso lì vicino. Che stupida! Come aveva fatto a non pensarci? Vi saltò dentro e tirò le corde con così tanta forza che le si arrossarono i palmi. Nonostante la cascata di fili di rame attraverso cui s

SCAMBIO (HORROR)

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La prima cosa che sento è puzza di marcio. Non so da dove provenga, ma so con certezza che ho freddo e che mi fa male la testa. Apro gli occhi e mi ritrovo nella penombra. "Cosa diavolo è successo..." L'ultima cosa che ricordo è che stavo leggendo alcuni passi di "Così parlò Zarathustra", per l'esame di mercoledì. Devo essermi addormentata sul libro, non è la prima volta.  Invece è la prima volta che faccio un sogno del genere. Così reale... Deve trattarsi di un sogno lucido. D'istinto mi tocco la testa, per capire l'origine di quel dolore, e appena la sfioro mi viene un colpo. I miei lunghi capelli neri sono spariti e al loro posto c'è un ematoma appiccicoso. Mi guardo le dita e vedo del sangue. Spaventata, balzo fuori dal letto e urto qualcosa che cade a terra, rompendosi. Tasto la parete, in cerca di un interruttore, e per fortuna ne trovo subito uno. Si accende solo una lampadina che riempe la stanza di una fioca luce gialla. È molto spoglia,

COLPITA (DRAMMATICO)

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La mia bocca si riempie di una sostanza viscosa. Un liquido caldo, dal retrogusto amaro e viscerale, che si attacca al palato. Ha un sapore pungente, ferreo, che mi raschia la lingua. Mordo dei coaguli molli e ho i denti tutti impiastricciati. Muovo le labbra, sforzandomi di spiccicare parola, ma riesco solo a biascicare dei versi incomprensibili, che non attirano l'attenzione di nessuno. Comincio a sentirmi sempre più debole:tra poco non avrò le forze nemmeno per pensare. Mi rendo conto che questi sono i miei ultimi attimi, ma non sono triste o atterrita, piuttosto mi sento una stupida. La guerra non è fatta per le donne:me l'hanno sempre detto, ma io non ho mai ascoltato. Magari l'avessi fatto.