28-06-14 (STORICO)


Sono le nove di mattina. Tra un'ora inizieremo la nostra visita ufficiale.

Abbiamo scritto una lettera ai bambini per sapere come stavano, ma solo poche righe perchè dovevamo pensare ai preparativi. Non abbiamo potuto fare a meno di pensare alla reazione di Ernst quando l'avrebbe letta:eravamo partiti quattro giorni fa e, così come Max e Sophie, non era mai stato lontano dai suoi genitori tanto a lungo.

Ci vestiamo in modo ufficiale, elegante, conforme con la nostra casata. Tu indossi un grande cappello con le piume verdi, il tuo colore preferito, e lo stemma reale bene in vista sul petto.

Raggiungiamo i nostri accompagnatori e facciamo colazione. Parliamo con loro del tempo, c'è una bella giornata e il sole riscalda l'aria rendendola davvero piacevole. Per questo motivo abbiamo deciso di viaggiare con le capote delle auto abbassate, anche perchè vogliamo guardare negli occhi le persone che incontreremo durante il tragitto.

Il generale Potiorek non è ancora del tutto convinto della nostra visita a Sarajevo.

Ribadisce le preoccupazioni che aveva espresso ieri sera a cena:dice che potrebbe non essere sicuro visitare la capitale poichè teme che possano esserci dei disordini, soprattutto a causa dei nazionalisti che non vedono di buon grado noi e la nostra famiglia. Tuttavia lo tranquillizziamo e, anzi, gli suggeriamo di non essere così inquieto. Gli diciamo che in questo paese siamo stati accolti con amicizia e cordialità da tutti. anche dai serbi, e che quindi non corriamo alcun rischio:se avessimo capito che fosse stato pericoloso, non avremmo certo organizzato questo viaggio.

Ci sembra di averlo convinto, ma non possiamo esserne sicuri.

A essere sinceri, anche noi, inizialmente, condividevamo le sue stesse preoccupazioni riguardo il nostro viaggio in Bosnia, ma abbiamo ritenuto che fosse necessario intraprenderlo.

"Per attuare la tua idea politica, mio caro marito, dobbiamo andare in questi luoghi per far capire alla popolazione che non vogliamo assolutamente entrare in guerra con loro, nè con gli stati limitrofi".

Finiamo di mangiare e ci dirigiamo verso le auto.

Prima di salire sulla Dailmer che avrebbe scortato noi e il generale, quest'ultimo ci consiglia di non sporgerci troppo dall'auto quando saluteremo la folla. Se faremo come ci è stato detto, dice, eviteremo possibili inconvenienti.

Crede che la capote aperta non sia molto sicura.

Dentro di noi sospiriamo, cominciamo ad essere infastiditi da questa morbosa ed eccessiva paranoia. 

Dopotutto, si tratta solamente di un viaggio in auto.

A ogni modo, lo ringraziamo cordialmente e tutti e tre saliamo a bordo.

Lasciamo la stazione termale di Idilze, dove stiamo soggiornando in questi giorni, e ci avviamo verso Sarajevo. Da lì costeggeremo il fiume Miljacka e raggiungeremo il municipio, dove parteciperemo a un ricevimento formale.

Notiamo con piacere che i sedili sono particolarmente comodi. Ciò, unito al clima favorevole e al fatto che oggi sia il nostro quattordicesimo anniversario di matrimonio, ci rende maggiormente di buon umore.

Ci teniamo per mano, ci scambiamo un sorriso e ci rilassiamo. 

Siamo felici.

Commenti

  1. Brava anche in questo tipo di racconto, riesci sempre a cogliere la bellezza dei momenti.

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