RADICI (GIALLO)

 



 


Un nuovo caso


Eravamo una di fronte all'altra. Finalmente. 
Vittoria Fornili mi guardava come se non avesse nulla da temere, con uno sguardo rilassato, ma non per questo disattento.
Stava seduta composta e il suo profilo era regolare.
Inizia a parlare.


"Alle 8:15 del 23 Aprile 2017, di fronte al bar Alba di Via Roma, un'Alfa Romeo si schianta contro il muro di un condominio, dove muoiono sul colpo Arianna Ferrari, alla guida, e Roberto Tavella, un passante.

Dalle autopsie non è emerso nulla di particolare, ma dall'analisi del veicolo è risultato che i freni  el'acceleratore erano manomessi. Tra i documenti presenti nell'auto c'era una ricevuta rilasciata dall'officina Campagna il giorno prima dell'incidente, il 22 Aprile.

All'inizio non capivo.INdagando sull'officina, avevo scoperto che quel giorno non aveva rilasciato ricevute e che l'auto non era nemmeno stata presso la loro rimessa. Tuttavia, indagando sui vari meccanici della zona, avevo scoperto che l'auto era stata presso l'officina Tavella dal 16 al 22 Aprile.

Così ho fatto delle ricerche su di lui.



Il primo indiziato

Roberto Tavella era un meccanico che aveva un'autofficina in periferia e che, come riportano i documenti e le testimonianze dei suoi collaboratori, aveva lavorato su un'Alfa Romeo la cui targa corrispondeva a quella della Ferrari.
Ad ogni modo, risulta che i due non si erano mai conosciuti.

Secondo la testimonianza di uno dei meccanici, infatti, quando la Ferrari aveva portato la macchina in officina il 16 Aprile, Tavella era uscito per parlare con qualcuno.

L'uomo era stato identificato da un altro meccanico e la sua descrizione corrispondeva a quella di Raffaele Tavassi, uomo che lavorava in una centrale elettrica e che, da giovane, aveva partecipato a una rissa di strada. Un episodio isolato, niente di che.

Questo meccanico aveva detto che, subito dopo la discussione, Tavella era ritornato in officina con una faccia stravolta, anche se cercava di non darlo a vedere. Successivamente, il meccanico che aveva parlato con la Ferrari gli riferì del nuovo veicolo e l'uomo aveva deciso di occuparsene personalmente.

Così Tavella ripara l'auto, manomettendo, però, freni e acceleratore, e il 22 la fa consegnare alla Ferrari dal meccanico che aveva parlato con lei quella volta.
In più, era stato sempre lui a falsificare la ricevuta: stamparle era una delle sue mansioni e la cronologia del computer dimostra che era stato lui l'ultimo ad averlo usato quel giorno.



Non un semplice incidente

I due avvenimenti sembrano inspiegabili, se non fosse che, ispezionando casa Tavella nel tentativo di cercare altri indizi, sono state rilevate delle cimici nelle varie stanze e sui cappotti, contenenti registrazioni audio per un arco di tre anni, dal 2014 al 2017

Grazie a quella su di un cappotto, ho potuto ascoltare la conversazione che aveva avuto con Tavassi.
L'uomo gli aveva detto di aver scoperto la sua relazione con la moglie e lo aveva minacciato di troncare subito la frequentazione. 

Avevo scoperto che anche i Tavassi avevano un'alfa Romeo, come sapeva bene Tavella.
Dunque, avrà pensato che fosse stata la moglie di Tavassia a portarla, visto che un suo meccanico gli aveva detto che la macchina l'aveva portata una donna e che Tavassi se ne era andato a piedi:l'occasione perfetta per sbarazzarsi di lui e stare al sicuro con la sua amante.

Il caso poteva sembrare concluso:Tavella aveva manomesso l'auto della Ferrari, ma era rimasto ucciso da quella stessa macchina.
Tuttavia, le cimici mi hanno fatto pensare che in fondo alla faccenda ci fosse qualcosa di più grosso.


Allora ho ispezionato la casa della Ferrari e anche lì ho trovato varie cimici, sparse negli steesi punti e contenenti registrazioni degli stessi anni.
Tra i vari documenti, ho trovato il certificato di vendita della casa, in origine di proprietà dei signori Panebianco, morti in un incidente stradale nel 2000.


A quel punto ho indirizzato le mie indagini verso l'altra vittima, Arianna Ferrari.



I Moreschini

La donna era l'esponente del proprio partito politico.
Con un decreto dell'8 Ottobre 2006 aveva fatto chiudere molte fabbriche e centrali elettriche, facendo perdere il lavoro a molte persone.
Il 15 Febbraio 2015 aveva perso le elezioni per il nuovo sindaco in favore di Enrico Ferraro, esponente di un partito opposto, con una maggioranza del 39% dei voti.
Oltre a questo, lei e il marito Umberto Moreschini stavano passando una serie di situazioni spiacevoli da ormai due anni.
L'uomo, uno scrittore di libri per ragazzi, divenuto abbastanza famoso con il romanzo "Radici", in passato era stato un ex scommettitore di corse di cavalli che aveva accumulato debiti per un valore di oltre 80 mila euro, prontamente occultati dalla moglie e dalle sue conoscenze in ambito politico. Per anni la donna riuscì a nascondere i debiti, fino a quando, il 30 Luglio 2015, non furono trovati i relativi documenti, suscitano un enorme scandalo che, oltre a rovinare la reputazione di entrambi i coniugi, portò al pignoramento di molti loro beni, tra cui l'auto della donna.
Come se non bastasse, il 6 Agosto dello stesso anno la coppia fu sconvolta da un altro scandalo.
Una squadra di polizia, dopo aver ricevuto una soffiata anonima, fece irruzione in casa loro trovando 1 kg di hashish ben nascosto nel loro garage.
Insieme alla droga, c'era un documento che riportava un accordo tra i signori Moreschini e una banda di spacciatori locali, secondo il quale la coppia avrebbe provveduto a nascondere in casa la merce che questi avrebbero portato di volta in volta e gli spacciatori assicuravano loro il 50% dei guadagni, in modo da estinguere i debiti.
I Moreschini vengono arrestati il 10 Agosto e la loro figlia adottiva Susanna, di otto anni, viene affidata agli assistenti sociali.
Il documento fu analizzato a lungo dalla Questura e, apparentemente, sembrava autentico. Tuttavia, l'avvocato dei Moreschini riuscì ad ottenere analisi più approfondite, dimostrando che il documento era stato falsificato:i cognomi dei coniugi erano stati stampati con un inchiostro leggermente più intenso rispetto a quello usato nel resto del documento, in modo da coprire i segni lasciati dai nomi dei veri colpevoli, un'altra banda di spacciatori.
I Moreschini vengono scagionati e rilasciati il 6 Settembre, dopo un anno di reclusione, e la bambina ritorna sotto la loro custodia.


A seguito di tutti questi avvenimenti, a partire dalla sconfitta alle elezioni fino alla loro incarcerazione, i due iniziano a sospettare che qualcuno li abbia presi di mira per motivi ignoti e il 10 Settembre assumono l'investigatrice privata Domitilla Spiazzi per avere delle risposte.
La donna lavora presso di loro per cinque mesi, durante i quali trova una serie di piste che, però, portano a informazioni irrilevanti o che si contraddicono a vicenda, smentendo puntualmente le sue indagini. I Moreschini si ricredono sulle sue capacità investigative e la licenziano il 18 Febbraio 2017, senza essere riusciti a scoprire nulla. La vita della coppia sembra ritornare alla normalità, finchè il 17 Aprile 2017 il marito muore, seguito dalla moglie il 23, mentre la figlia viene data a un'altra famiglia.
Ho cercato di mettermi in contatto con l'investigatrice Spiazzi per scoprire di più sulle sue indagini, ma vista la sua morte, risalente al 20 Febbraio, a due giorni dal suo licenziamento, non mi è stato possibile.


L'indagine si espande

Contemporaneamente, ho fatto analizzare le cimici ed è risultato che sono state prodotte da un'azienda polacca con sede a Zagabria.
Così sono andata lì, insieme a un traduttore, per parlare con l'azienda.
I registri degli acquirenti del 2014 riportavano che due italiani avevano acquistato quelle cimici nello stesso periodo, rispettivamente il 3 e il 31 Maggio:il primo è Milva Stucchi, una docente universitaria residente in Croazia dal 2001, il secondo è una ditta per la disinfestazione dei topi.
Il primo acquirente era venuto in vacanza in Italia dal 21 Giugno al 5 Luglio dello stesso anno ed era stato ospite presso un cugino di terzo grado. Quel cugino era proprio Moreschini e nè lui nè la Stucchi si erano mai incontrati prima di quella volta. Per quanto riguarda il secondo acquirente, le telecamere di sorveglianza del condominio dei Tavassi hanno registrato l'arrivo di un furgone per la disinfestazione il 26 Giugno 2014, nelle due settimane in cui la Stucchi si trovava in Italia, con alla guida un uomo e una donna.
I condomini rifesriscono che i due avevano detto di aver trovato un nido di topi nel garage del condominio e che volevano controllare gli appartamenti per assicurarsi che i topi non avessero infestato anche quelli. Giorni dopo, i residenti si accorsero che non c'era mai stato nessun nido e non riuscirono a trovare più traccia nè dei due disinfestatori nè del furgone.
Tuttavia, le cimici non si trovavano in ttto il condominio, ma solo nell'appartamento dei Tavassi.
I truffatori avevano usato la medesima scusa con altre tre persone quel giorno:Tavella, Ginevra Di Maggio e Dante Perrotta. Anche in quei casi, il nido era inesistente, mentre nelle loro abitazioni e sui loro cappotti sono state ritrovate altre cimici.
Tutte riportano registrazioni dal 2014 al 2017.
I responsabili delle vendite erano riusciti a ricostruire l'identikit dei falsi disinfestatori. L'uomo era un tale Saverio Bruneri, ex investigatore privato ricercato per frode, morto di malaria in Kenya nel 2016, mentre la donna era molto simile, curiosamente, a Domitilla Spiazzi.
Poi ho interrogato Milva Stucchi.
Nella sua confessione aveva detto che, effettivamente, dal 21 Giugno al 5 Luglio 2014 doveva andare in Italia a trovare suo cugino per la prima volta, ma, a causa di un porblema all'università, aveva dovuto annullare il viaggio e aveva anche avvisato il cugino, che le aveva risposto dispiaciuto con un messaggio. L'università dove lavora confermò la sua versione.
Invece, dal telefono di Moreschini non risulta nessun messaggio della cugina nè una sua risposta, mentre quello ricevuto dalla signora Stucchi veniva da un numero inesistente.
In più, la donna disse che non aveva un rapporto stretto col cugino e, quindi, non sapeva nè che nei giorni in cui sarebbe dovuta partire una donna si era spacciata per lei, nè della morte di Moreschini, nè degli avvenimenti precedenti.


Troppe domande

Tornata in Italia, ho fatto analizzare le registrazioni delle telecamere di sorveglianza del quartiere dei Moreschini risalenti al 2014.
Quelle che andavano dal 21 Giugno al 5 Luglio ritraevano più volte la donna della finta disinfestazione.


L'indagine stava diventando sempre più intricata, perchè invece di ricevere risposte ottenevo solo nuove domande.
Perchè Domitilla Spiazzi si era finta una parente dei Moreschini e aveva messo delle cimici in casa loro e in quelle di altre persone?
I coniugi non l'avevano riconosciuta quando l'avevano assunta come investigatore rpivato?
Cosa c'entra tutto questo con l'incidente?
In che modo sono collegate tutte queste persone?
Mentre cercavo di raccogliere informazioni sulla Spiazzi, allo stesso tempo indagavo sulle altre tre persone spiate dalle cimici.


Ho cominciato con i coniugi Tavassi, dato che avevano a che fare con l'incidente sin dall'inizio.


Un passo indietro

Dopo aver interrogato il capo e i colleghi dell'uomo, avevo scoperto che Tavassi era deceduto un anno fa, più precisamente il 22 Aprile 2017, e che, secondo la scientifica, la causa era stata avvelenamento da atropina, una sostanza tossica contenuta nelle bachhe di belladonna. Questa sostanza, data la sua tossicità, viene rilasciata solo sotto forma di specialità medicinale prescritta da un medico e ho trovato davvero curioso che la moglie, Oriana Zago, lavorasse proprio in ambito medico.
Dentro i vasi di basilico sul balcone di casa loro c'erano dei semi di belladonna, mentre dentro la spazzatura c'erano dei pezzetti di una confezione di cartone, che messi insieme componevano la confezione di un medicinale a base di atropina, e delle forbici con cui era stata tagliata la confezione, che riportavano le impronte della donna. Del flacone di medicinale, invece, non c'era traccia.
La Zago aveva avvelenato il marito, avendo le conoscenze giuste per procurarsi il veleno, e ricorrendo sia alle bacche che al medicinale era stata sicura che la dose di atropina fosse abbastanza letale.
Per quanto riguarda il movente, una registrazione contenuta in una cimice riporta una discussione del 9 Aprile scorso, dove Tavassi minacciava la moglie di non avere più contatti con il suo amante; così, come Tavella, la donna avrebbe deciso di ucciderlo per evitare il peggio.


Coincidenze

Un altro avvenimento interessante risale a un mese prima della sua morte, quando sul suo telefono era stata rilevata una chiamata anonima del 7 Aprile, dove gli veniva riferito del tradimento della moglie e che, alle 18:30 di quello stesso giorno, avrebbe svolto un'operazione al cuore che le avrebbe dato un ingente guadagno e le avrebbe permesso di avanzare nella sua professione.
Purtroppo non fu così, perchè alle 18:30 del 7 Aprile un black-out colpisce la zona in cui si trovava l'ospedale. Tutti i generatori elettrici d'emergenza erano stati danneggiati e Umberto Moreschini muore sotto i ferri, mandando a monte tutte le opportunità per la Zago. Soltanto mesi dopo verranno trovati gli attrezzi con cui furono danneggiati i generatori:si trovavano insieme ai reagenti scaduti da smaltire e riportavano le impronte della Zago.
Dopo la morte del marito, la Ferrari intenta un processo contro l'ospedale per non avere avuto a disposizione i generatori d'emergenza che avrebbero potuto salvare il marito, processo che non fu più portato avanti a causa della sua morte.
Nella zona in cui era avvenuto il black-out si trovavano tre centrali elettriche:due sono chiuse da svariati anni e una è ancora attiva. La centrale in questione è proprio quella in cui lavorava Raffaele Tavassi.
Come riportato dai suoi colleghi, quel giorno l'uomo aveva un turno serale, dalle 18 alle 23, e la sua mansione gli permetteva di accedere ad alcune parti della centrale, tra cui quelle con i macchinari che controllavano la distribuzione della corrente nel raggio di 100 km. L'ospedale era distante 68 km dalla centrale e, inoltre, le impronte rilevate su quei macchinari risalgono proprio a lui.
A quel punto ho iniziato a indagare in parallelo su di loro, i Moreschini e Tavella per cercare altri punti comuni.
Tuttavia, tranne che per l'operazione e la riparazione dell'Alfa Romeo, le famiglie non erano mai entrate in contatto.
Anche perchè la chiamata anonima, che aveva avvisato Tavassi dell'operazione, non faceva riferimento alla persona che sarebbe stata operata, d'altro canto la Ferrari non sapeva che il black-out fosse stato causato intenzionalmente, avendo attribuito la morte del marito all'ospedale.
Nessuna registrazione testimonia che la moglie sapesse il motivo del black-out, quindi non può essere considerato un ulteriore movente.
Personalmente, penso che sia impensabile punire qualcuno provocando la morte di qualcun altro.
È una decisione di cui non riesco a capacitarmi...



Destini incrociati

I miei sospetti non si erano ancora placati, così ho analizzato le registrazioni del 22 e del 23 Arile contenute nelle loro cimici.


In quelle della Ferari risulta che avesse capito che l'auto era stata manomessa, ma, siccome era tardi, sarebbe tornata in officina la mattina dopo per capire cosa avessero combinato, soprattutto perchè la sua macchina era ancora pignorata.
In quelle di Tavella risulta che la mattina seguente non sarebbe andato in officina ma dall'amante, pensando che il marito avrebbe avuto un incidente, mentre le più interessanti sono quelle di Tavassi.
Da esse risulta che, subito dopo aver ucciso il marito ed essersi disfatta delle prove, la Zago scappò di casa con la sua Alfa Romeo e guidò per circa due ore. Poi scoppiò in lacrime e inviò a Tavella quello che sembra un messaggio d'addio.
Infatti, circa alle 5:00 del mattino, il suo corpo viene ritrovato esanime in un corso d'acqua della periferia, mentre nella tasca del sedile anteriore della macchina si trovava il flacone di atropina con le sue impronte digitali.
Tavella non saprà mai del messaggio perchè, come testimoniato dalla moglie, era un uomo molto abitudinario che faceva le stesse azioni ogni giorno. Per esempio, dopo cena spegneva sempre il telefono e lo riaccendeva solo alle 9:00 di mattina, dopo aver fatto colazione al bar Alba alle 8:15, come al solito.



Da gomitolo a matassa

Successivamente ero passata ai due nuovi elementi:il membro di un partito politico locale, Dante Perrotta, e il Questore Ginevra Di Maggio.
Le cimici che si trovavano solo sui loro cappotti riportano varie conversazioni tra i due, dalle quali si deduce che prima del 2014 avevano fatto un accordo segreto:l'uomo si impegnava per farle scalare i vertici della Magistratura e lei, in cambio, gli garantiva immunità giudiziaria per qualsiasi crimine, in modo da renderlo inattaccabile.
L'accordo stava proseguendo bene:la Di Maggio era diventata Questore in pochi mesi e Perrotta, esperto nel falsificare documenti, era libero di manipolare tutte le carte che gli erano utili, tra cui quelle riguardanti le elezioni del 2015 per il nuovo sindaco.
Le elezioni erano state precedenti agli scandali della Ferrari, per cui la sua reputazione pulita le aveva permesso di vincere con il 76% dei voti, ma per Perrotta era più conveniente che perdesse:così modificò la percentuale dei voti favorevoli e il cognome del vincitore, facendo eleggere Enrico Ferraro, appartenente al suo stesso partito.
La testimonianza di un altro documento falsificato si trova in una registrazione dle 25 Luglio 2015, nella quale Perrotta disse al Questore che per eliminare la possibilità che il loro accordo venisse scoperto, dovevano concentrare l'attenzione su uno scandalo, ovvero quello dei debiti del marito della Ferrari, i cui documenti erano appena entrati in suo possesso. Inoltre, il fatto che lei fosse di un partito opposto al suo era ancora più vantaggioso.
Secondo lui, però, un solo scandalo non era abbastanza efficace, così la donna suggerisce di crearne anche lei uno, ma di tipo giudiziario.
Il loro piano inizia:una settimana dopo questa conversazione, Perrotta diffonde i documenti in forma anonima e la Di Maggio gli fa falsificare il documento relativo agli accordi tra gli spacciatori, come riporta una registrazione del 4 Agosto, due giorni prima del blitz della polizia. Per mettere la droga, appartenente ad un carico sequestrato a una delle due bande, nel garage della coppia, paga due addetti ai traslochi che, con la scusa di prendere i mobili dal garage di una vicina, entrano in quello dei Moreschini. L'uomo, poi, fa la soffiata anonima e la donna firma il mandato di perquisizione che si era procurata prima.
Nessuno sospetta del loro accordo per altri due anni, ma Perrotta diventa sempre più paranoico sul voler mantenere il segreto.
Lo scorso 13 Gennaio le sue ansie vengono confermate:un gruppo di uomini, appartenenti al suo partito, viene arrestato per essere coinvolto in affari con la criminalità organizzata e, per scoprire se altri politici hanno fatto accordi simili, partono una serie di indagini.


Così prende una decisione estrema:consapevole che rischierà di essere scoperto, distrugge tutte le prove che portano a lui e uccide la sua complice.
Il delitto avviene intorno alle due del mattino del 28 Febbraio.
Non c'erano segni d'effrazione, per cui Perrotta entrò in casa con una copia delle chiavi della donna, che probabilmente si era procurato con la sua abilità di falsario. Sul corpo della donna, ritrovato nel bagno, erano presenti tre ferite d'arma da fuoco, uno alla spalla destra e due all'addome, mentre sul corpo dell'uomo, ritrovato in camera da letto, c'era una sola ferita al cuore.
Secondo la ricostruzione degli eventi, la donna era andata in bagno al momento dell'intrusione, come testimoniavano il gabinetto sporco e la luce della stanza rimasta accesa fino al giorno dopo, e a causa dei rumori era tornata in camera.
Lì trovò Perrotta, che cominciò a spararle, ma lei lo uccise con un colpo solo.
Dal sangue trovato sul kit di pronto soccorso e sul cellulare, oltre al fatto che l'ultimo numero chiamato è il 118, si deduce che fosse tornata in bagno nel tentativo di medicarsi e chiamare un'ambulanza.
Purtroppo, i soccorsi non arrivarono in tempo e la donna morì per l'emoraggia.



La detective inesistente

Per quanto riguarda la Spiazzi, i documenti che parlavano di lei erano davvero pochi.
Così, tutto ciò che ero riuscita a scoprire era che il suo vero nome era Moira Diotti e che in molti casi aveva lavorato insieme a Bruneri, finchè entrambi non vennero accusati di frode nel 2013 e l'uomo scappò in Africa.
Nonostante questo la Spiazzi, o meglio la Diotti, non l'aveva seguito, ma, anzi, aveva continuato il suo lavoro di investigatore privato, presentandosi ogni volta con un documento diverso.
Sul suo cadavere non erano ancora stati ritrovati oggetti personali, il che era un problema, visto che mi servivano altri indizi, come, per esempio, il suo cellulare. Dunque ho ipotizzato che avesse potuto nasconderlo in uno degli hotel dove aveva alloggiato, non potendo stare troppo tempo nello stesso posto.
Così ho diffuso l'identikit fatto dagli addetti vendita delle cimici e la foto dell'autopsia, dove si vedeva bene il volto, in tutti gli hotel della città, sperando che, almeno in uno, vi avesse alloggiato almeno una volta e che venisse riconosciuta.
Grazie alla foto dell'autopsia, ho scoperto che aveva alloggiato presso "Hotel Vienna" dal 18 al 20 Febbraio 2017.
L'identikit e la foto, però, ritraggono due persone diverse, perchè la Diotti nel corso degli anni aveva affrontato numerosi interventi di chirurgia estetica, ma alcuni tratti erano rimasti invariati, come la forma delle orecchie e gli occhi. Nella camera dove aveva alloggiato non c'era nascosto nessun cellulare e il telefono fisso in dotazione era pulito:in quel lasso di tempo non erano state effettuate chiamate nè erano state alterate le linee telefoniche.


Mettere insieme i pezzi

Ero ritornata al punto di partenza e le mie domande aumentavano.
La Diotti non era collegata da nulla con tutte quelle persone:niente faide, vendette o risentimenti.
Nè quelle persone erano collegate a lei.
L'unica cosa che spiegava il perchè delle cimici era che le aveva installate per conto di qualcuno, ma senza documenti o un cellulare era impossibile capire chi.
Così ho lasciato in sospeso le indagini su di lei e sono tornata indietro, alla chiamata anonima del 7 Aprile che aveva riferito a Tavassi dal tradimento della moglie.



Segreteria telefonica

Sentivo che per risolvere del tutto il caso dovevo indagare in parallelo su tutte quelle persone e trovare il filo conduttore che avrebbe dovuto esserci per forza.
Oltre al suo, avevo esaminato anche i cellulari di tutte le persone coinvolte nel caso e sembrava che stessi trovando quel filo. In ognuno erano presenti delle chiamate fatte da numeri diversi ma con lo stesso prefisso, risalenti al 2015 e al 2016.
Così mi sono diretta a Limassol, da dove provenivano le telefonate e, facendole tracciare, avevo scoperto che provenivano da cellulari usa e getta.
Ad eccezione di quella ricevuta da Tavassi, si trattava di minacce nelle quali i mittenti dichiaravano di conoscere i segreti di quelle persone e di rivelarli da un momento all'altro agli interessati.
Le voci erano state modificate, così le feci filtrare, risalendo alle originali, e scoprii una cosa incredibile:come provato dalle impronte digitali, appartenevano a tre tossicodipendenti morti di overdose l'1 Dicembre 2010.
I cellulari erano stati acquistati via internet nel 2014 e risultava che l'ordine era stato fatto sempre da loro. Le poche informazioni disponibili dimostrano che i tre avevano contatti unicamente col mondo della droga, in più questo era un lavoro troppo minuzioso per essere stato fatto da uno come loro.


La spiegazione era solo una:il vero mittente aveva messo le loro impronte sui cellulari e aveva ricreato le loro voci. Informandomi sulle loro morti, avevo scoperto che i corpi erano stati ritrovati in un magazzino abbandonato e gli unici oggetti presenti erano una siringa vuota e due aghi.
Il vero mittente continuava a sfuggirmi, così provai a risalire alla sua identità analizzando i luoghi in cui erano stati trovati i cellulari. Ogni cellulare era stato nascosto in un punto diverso della stessa zona e cercavo di capire cosa spingesse il mittente ad agire da lì.
Purtroppo i luoghi in questione, e l'intera zona in generale, non avevano nulla di particolare.
Quindi avevo deciso di ispezionare i vari appartamenti, come avevo fatto nel caso della Diotti. In uno di questi, ormai inabitato da un anno, avevo portato un computer portatile senza la cronologia e, in seguito, avevo scoperto che l'appartamento era stato abitato dalla scrittrice Vittoria Fornili dal 2010 al 2017, anno in cui era tornata in Italia".



Una nuova pista

Mi fermai e la guardai. Continuava a rimanere attenta e tranquilla e per qualche motivo quell'atteggiamento mi diede fastidio.
Proseguì il mio discorso.


"La faccenda si stava complicando ulteriormente, così cominciai ad indagare anche su di lei.


Prima di trasferirsi a Limassol, la donna aveva vissuto in Italia e aveva lavorato in una fabbrica dal 2004 al 2008, fino a quando non perse il lavoro per colpa del decreto della Ferrari.
A quel punto si dedicò alla scrittura.
Il 24 Novembre 2009 pubblicò il suo primo libro, tuttavia un altro autore, che avevo scoperto essere proprio Moreschini, aveva pubblicato un romanzo con trama e titolo simili al suo il giorno prima, per cui il romanzo della donna non ebbe successo. Nonostante questo, però, le opere successive furono vendute molto bene.
Le informazioni più interessanti, però, erano contenute nei suoi documenti:il certificato d'adozione indicava che era stata adottata dai coniugi Fornili a tre anni, mentre altri documenti ricollegavano la sua d'origine ai signori Panebianco, la cui casa era di proprietà dei Moreschini.
A quel punto avevo già trovato tre collegamenti con l'indagine e altrettanti possibili alibi, ma siccome non erano sufficienti a dimostrare nulla, avevo iniziato ad indagare in parallelo sulla sua famiglia adottiva e su quella biologica.
Dalla prima non avevo ricavato nulla di rilevante, mentre dalla seconda avevo scoperto che, oltre a lei, i Panebianco avevano dato in adozione un'altra bambina di nome Bianca.
Dopo varie ricerche, avevo scoperto che era stata adottata a sei anni dai signori Canfora, residenti a Galway.
Sono partita per la terza volta e, dal loro interrogatorio, avevo scoperto che la figlia era scappata di casa a diciassette anni, che aveva avuto problemi di tossicodipendenza e che non erano più riusciti a mettersi in contatto con lei.
Per scoprire più informazioni, mi sono messa in contatto con spacciatori e tossicomani del posto, per sapere se avessero mai avuto contatti con lei.
Ero consapevole che non sarebbe stato facile, tra la loro avversione e diffidenza, oltre al fatto che avrebbero potuto darmi informazioni false.
Avevo indagato per quattro mesi e, finalmente, ero riuscita a trovare una pista esatta:la Canfora si era trasferita a Cipro nel 2006.



Il vero mittente

L'unico indizio che avevo su Cipro era Limassol, così sono ritornata lì e ho continuato le mie indagini con l'aiuto della polizia locale. Grazie a loro, avevo scoperto che la donna era morta di overdose nello stesso giorno e nello stesso luogo in cui erano morti i tre tossici delle chiamate.
Ovviamente, sugli oggetti trovati sulla scena del crimine erano presenti le loro impronte, ma c'era una cosa che non mi convinceva:non capivo perchè ci fossero due aghi per una sola siringa.
Le siringhe dovevano essere per forza due e ciò significava che l'altra l'aveva presa il vero mittente per ricavarne le impronte;da queste sarebbe stato semplice risalire alle loro identità e alle loro voci.
Le informazioni sulla Canfora erano finite completamente e cercavo di fare ordine su tutto quello che avevo scoperto dall'incidente fino a lei.
Nel frattempo, avevo fatto analizzare il computer trovato nell'appartamento della Fornili e, dopo vari esami, era stata trovata una cartella nascosta contenente dei fogli in formato word:in essi erano scritte una serie di conversazioni tra varie persone, dove erano appuntate dettagliatamente domande e risposte.
Da queste conversazioni si deduce che la persona in questione voleva adottare il proprio nipote, affidato prima ad una casa famiglia e poi adottato da una coppia italiana.
La casa famiglia si trovava nella stessa zona dell'appartamento dove viveva la Fornili, così avevo concentrato le mie ricerche su quel luogo.
Dai registri delle adozioni e dalle testimonianze degli educatori, avevo scoperto che il bambino si chiamava Sousanna, italianizzato Susanna, ed era proprio la figlia adottiva dei Moreschini, affidata a loro il 10 Ottobre 2010.
Alla loro morte, la bambina era stata affidata alla zia biologica, unico parente rimasto in vita sia per quanto riguardava la famiglia biologica che quella adottiva.
A quel punto era diventato tutto chiaro:avevo finalmente trovato il filo conduttore".
La guardai negli occhi.
"Il vero mittente, l'unico colpevole dietro a tutti quegli eventi sei soltanto tu, Vittoria".


L'albero e le sue radici

Presi fiato.


"A 25 anni una persona adottata può cercare notizie sulle proprie origini e tu devi averlo fatto. Hai rintracciato i tuoi genitori prima e tua sorella poi, nel 2010.
Così sei andata a Cipro e lì hai scoperto che tre anni fa aveva dato in adozione una bambina e tu avevi intenzione di adottarla, probabilmente perchè, così, avresti avuto un pezzo della tua famiglia biologica con te, o magari perchè sai cosa si prova a non avere dei genitori.
Il giorno dopo Bianca è morta e tu ti sei messa in moto per adottare tua nipote, visto che avevi già i documenti che dimostravano la vostra parentela.
Poi, però, la casa famiglia ti ha detto che la bambina era stata adottata due mesi fa, ma nonostante questo ti sei trasferita nella zona dove si trovava l'edificio, per tenere sotto controllo la situazione, e hai continuato la pratica per l'adozione.
Visto che i tempi burocratici erano più lunghi del solito, sia perchè si trattava di un caso di adozione particolare, sia perchè dovevi avere a che fare con il tribunale cipriota e quello italiano, hai organizzato un piano intricato per velocizzare i tempi:far perdere l'affidamento alla famiglia adottiva.
Scoperta l'identità dei Moreschini, hai cercato dei complici che potessero aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo, ma, onestamente, non sono ancora riuscita a capire come hai fatto a trovare proprio quelle persone.
In compenso, so che sei stata tu a contattare la Diotti per far posizionare le cimici nelle loro case e, grazie ad esse, hai potuto controllare le tue pedine per ben tre anni.
Bruneri fa la sua comparsa solo in quell'occasione, quindi penso che, siccome aveva lavorato a dei casi con la Diotti, fosse stata proprio lei a contattarlo per farsi aiutare.
Cominci a minacciarli con i cellulari usa e getta, chiamandoli semprepiù frequentemente per pressarli e costringerli, inconsapevolmente, ad agire:alla Zago e a Tavella dici di far sapere della loro relazione ai rispettivi coniugi e a Perrotta e alla Di Maggio di rivelare pubblicamente i loro affari.
So anche che hai messo tu le impronte di quei tre tossici sui cellulari e che ne hai ricreato le voci.
Il giorno della loro morte infatti, sei stata ripresa vicino a un tendone del parco comunale dalle telecamere di sorveglianza presenti. Nella registrazione stavi camminando, e fin qui niente di strano, se non fosse che di fronte al parco c'era il magazzino in cui era morta tua sorella.
In questi anni ti sei sbarazzata della seconda siringa, quindi, purtroppo, non ho prove per dimostrare che l'avevi presa tu.
La Diotti era un'investigatrice preparata, vista l'abilità con cui aveva messo le cimici. Perciò mi sembra strano che quando i Moreschini l'hanno assunta nel 2015 non fosse stata in grado di scoprire gli affari della Di Maggio e di Perrotta.
Questo perchè l'hai contattata prima tu per dirle di svolgere indagini sconclusionate, in modo che il piano proseguisse.
Durante il periodo dell'incarcerazione dei Moreschini, non sei riuscita ad ottenere l'affidamento di Susanna e, quando sono stati scagionati, hai pensato che non fosse sufficiente mostrarli al Tribunale dei Minori come dei genitori inadatti.
Avevi bisogno che fossero morti.
Grazie alle cimici, vieni a conoscenza dell'operazione di Moreschini e decidi di forzare leggermente gli eventi:una settimana prima dell'operazione chiami la Zago e le dici di danneggiare i generatori d'emergenza, sempre minacciandola di rivelare il suo segreto.
Quando ti accorgi che l'ha fatto, chiami il marito e gli dici del tradimento, facendo particolarmente forza sulla notizia dell'operazione imminente.
Moreschini muore e resta da fare fuori solo la moglie.
Sapendo che la sua auto era ancora pignorata e che quella del marito era perfettamente funzionante, mandi qualcuno a bucare la coppa dell'olio di quest'ultima, la notte del 19 Febbraio 2017. Le telecamere di sorveglianza del quartiere sono riuscite a riprendere la figura per una frazione di secondo, sufficiente per risalire all'identità della Diotti, di cui ti eri servita per la terza volta.
Il giorno dopo, il 20 Febbraio, la Diotti si trova vicino a una piazza, davanti a un negozio di abbigliamento, e le telecamere di sorveglianza la riprendono al telefono. Quel tipo di telecamere non permetteva di registrare anche l'audio, così non ho potuto sentire la conversazione.
Comunque, ho potuto dedurre che parlava con te, visto che, dopo aver finito la chiamata, ha gettato il cellulare in un contenitore della spazzatura.
In seguito si dirige in piazza per riscuotere il pagamento, come le avrai detto. Le telecamere riprendono una situazione tranquilla per tre minuti, finchè non arrivano delle volanti di polizia, per arrestare degli spacciatori presenti, e questi ultimi aprono il fuoco contro gli agenti. Ne nasce una sparatoia dove la Diotti rimane uccisa.
Non credo proprio che sia stato casuale averle detto di farsi trovare proprio in quella piazza...
Per quanto riguarda la Ferrari, sapevi che stava ripagando i debiti del marito ed eri sicura che sarebbe andata da Tavella, in quanto meccanico più economico della zona, così non hai dovuto nemmeno fare particolari sforzi per spingerla ad andare da lui.
Così muore anche lei, il procedimento per l'adozione si svolge più rapidamente, dato che la bambina era rimasta orfana, e, finalmente, dopo sette anni, riesci ad ottenere la sua custodia".



Caso chiuso

Mi fermai. Sapevo che sarei scoppiata in una delle mie risate nervose. Buttai fuori tutta l'aria che avevo in corpo e, dopo essermi calmata, andai avanti.
"Onestamente, è incredibile. Terribile e incredibile. Senza dubbio, ci sono state volte in cui sei stata davvero fortunata, ma sei riuscita ad elaborare e a mettere in azione un piano veramente contorto.
Devo ammettere che sei stata in gamba a sfruttare le caratteristiche di quelle persone:l'ambizione della Di Maggio, l'ansia della Zago, la gelosia e l'impulsività di Tavassi, la decisione di Tavella e la paranoia di Perrotta.
Hai fatto in modo che, qualsiasi cosa avessero fatto, sarebbe andata a tuo favore. E il tutto standotene tranquilla nel tuo apparatmento a Limassol, visto che, in concreto, hanno fatto tutto loro".
Scossi la testa. Ero senza parole.
Non avrei mai pensato che qualcuno potesse essere così subdolo pur di agire per il proprio interesse.
Mi faceva rabbia che avesse usato in quel modo degli innocenti e mi faceva ancora più rabbia la sua reazione inesistente.
Da quando era entrata non aveva cambiato espressione. Continuava a guardarmi, vigile e impassibile, totalmente rilassata.
Poi qualcosa cambiò.
Sollevò lievemente un angolo della bocca, come per accennare un sorriso, e con la voce più pacata del mondo disse qualcosa che mi pietrificò.
"Può dimostrarlo?"


Nulla da temere

Erano passati due anni dall'incidente.
La Fornili aveva avuto ragione:le prove che avevo contro di lei servivano solo a dimostrare che fosse una parente di sangue della bambina, non che fosse dietro a tutte quelle morti.
Sempre nel caso in cui le prove le avevo.
Le radici di un albero partono da un punto comune, il tronco, e possono prendere mille direzioni diverse:alcune si intrecciano tra loro, alcune sbucano fuori dal terreno, altre muoiono e altre ancora scendono sempre più in profondità. Qualsiasi cosa facciano la fanno a vantaggio del tronco, anche se non ne sono consapevoli.
Vittoria era stata il tronco, i Moreschini, Tavella, i Tavassi, la Di Maggio, Perrotta e la Diotti le sue radici.
Il mio primo caso fallito.
Il più intricato che fossi mai riuscita a risolvere, ma l'unico che non potevo dimostrare.
Mi veniva quasi da ridere.
Ero al parco divertimenti con i miei due figli e li sorvegliavo mentre erano sul carosello.
Persa nei miei pensieri, mi girai verso la ruota panoramica e vidi una sagoma familiare. Cercai di mettere a fuoco, ma la cabina era troppo in alto, così aspettai che scendesse. Mentre si avvicinava, vidi che si sdoppiava e, appena arrivò raso terra, riconobbi la sagoma come la Fornili e l'altra come Susanna.
La donna era felice, spensierata, innocente.
Come se non avesse nulla da temere.
A quel punto scoppiai a ridere nervosamente.
Scossi la testa e tornai a sorvegliare i miei figli.

Commenti

  1. Ma quanto è bello questo racconto, mi è piaciuto tanto, molto intrigante e ricco di bei dettagli, brava

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